Ciao nonno

My grandfather died last night. He would have been a hundred years old in five weeks. My favorite memory of him goes back to when I was about two years old and he used to take me to nursery school on his bicycle

and pick me up in the afternoon. On the way back, in spring and summer, we would stop at a park and pick up daisies and look for four-leaf-clovers. But the best part was when we sat on a bench and he pulled a horse hair from the lining of his jacket (he always wore a jacket and a hat). In those days men’s jackets had a stiff lining in the collar and shoulders and if you fiddled a bit with the fabric you could grab the end of those thick, shiny, black hairs. Then he would tear off a tiny piece of paper from whatever was at hand, twist it around one end of the horse hair, and make me a butterfly. Recreating that memory seemed the best way to honor his passing today. If you play around with different color paper, you can have fun with two or more butterflies chasing each other. There’s not much to it, really, but to me it’s magic. Grazie, nonno. ——— Ieri è morto il mio nonno. Fra cinque settimane avrebbe compiuto cent’anni. Il mio ricordo preferito del nonno è di quando avevo circa due anni e mi portava all’asilo nido in bicicletta. Al ritorno, durante la bella stagione, ci fermavamo ai giardini pubblici a cercare quadrifogli

e raccogliere margheritine. Ma la parte migliore del pomeriggio era quando ci sedevamo su una panchina e il nonno tirava fuori un crine di cavallo dal risvolto della giacca (portava sempre la giacca e il cappello). A quei tempi le giacche da uomo avevamo un’imbottitura di crini di cavallo nel colletto e nelle spalle e con un po’ di sforzo si riusciva ad estrarre uno di quei crini neri e lucenti. Poi strappava un pezzettino di carta da quello che aveva sottomano, lo rigirava intorno al crine e mi faceva una farfallina. Ricreare quel ricordo mi è sembrato il modo migliore di onorare la sua memoria. Grazie nonno.